Giorgetti lancia l'allarme sul settore Automotive

Giorgetti lancia l’allarme sul settore Automotive

 Giorgetti lancia l’allarme sul settore Automotive e la deindustrializzazione del Motor Valley

In discussione il futuro di marchi prestigiosi, importanti e pesanti sotto il profilo economico-occupazionale:

Automobili Lamborghini, Dallara, Ducati, Ferrari, Haas, Magneti Marelli, Maserati, Pagani e Toro Rosso a rischio per la transizione ecologica o c’è dell’altro?

L’appello dell’industria automotive sta spingendo la politica che conta a muoversi; il caso nasce da una lettera.

Il 3 febbraio le Parti Sociali dell’Industria Metalmeccanica e Meccatronica, commentano la sollecitazione del Premier Mario Draghi ad una prospettiva economica condivisa.

Tutto bene? Assolutamente no.

La lettera ammette che siamo in emergenza

L’ emergenza che oscilla pericolosamente tra grandi opportunità e gravi rischi:  l’Unione Europea ha previsto entro il 2035 lo stop alla vendita di nuove auto che producono emissioni di carbonio.

Le considerazioni partono da Federico Visentin (Presidente Federmeccanica), Corrado La Forgia (Vicepresidente Federmeccanica con delega alla Transizione Tecnologica ed Ecologica).

Ma anche da  Roberto Benaglia (Segretario Generale Fim Cisl), Francesca Re David (Segretario Generale Fiom Cgil) e Rocco Palombella (Segretario Generale Uilm Uil).

La caduta della produzione nazionale di autoveicoli è evidente: “dagli oltre 1,8 milioni di veicoli del 1997 ai 700.000 nel 2021, di cui meno di 500.000 autovetture”

I numeri in gioco

Il fatturato è di 93 miliardi di euro, pari al 5,6% del Pil e nel solo comparto della fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi.

A cui si aggiungono oltre 2mila imprese e 180mila lavoratori e si realizza il 7% delle esportazioni metalmeccaniche nazionali per un valore di 31 miliardi di euro.

Stop alla vendita di nuove auto

L’Unione Europea ha previsto entro il 2035 lo stop alla vendita di nuove auto con l’ok del  Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica dello scorso dicembre.

I danni sono enormi:

In Italia ad una perdita di circa 73.000 posti di lavoro, di cui 63.000 nel periodo 2025-2030 (stime Anfia-Clepa-PWC).

“Già oggi i dati sull’andamento dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali forniti dall’INPS indicano la tendenza: nel 2019 sono state utilizzate 26 milioni di ore di cassa integrazione”

Nel 2019 sono state utilizzate 26 milioni di ore di cassa integrazione, nel 2021 quasi 60.

La richiesta degli imprenditori? Misure di accompagnamento con sinergie, ammortizzatori, investimenti, sostegno allo sviluppo e alla ricerca.

Solite lamentele e ricerca di risorse da parte di aziende che sono al top e quindi da tenere in massima attenzione ma se chiedono soldi i ricchi, i pensionati e i poveri vengono dopo?

Aggiunge Giuseppe Criseo Presidente di CASA DEGLI ITALIANI.

Investire nel futuro seguendo il mercato è la prima regola che dovrebbero mettere in atto gli imprenditori invece di battere cassa sperando in rinvii e aggiustamenti.

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