Ayaan Hirsi Ali. Alle bambine viene lasciato un forellino per la minzione e per le mestruazioni

sondaggio su tali vicende

Il materiale raccolto dalla sua esperienza con le vittime della violenza, è stato lo spunto per i testi del film “Submission” (‘Sottomissione‘) di cui la stessa Ayaan Hirsi Al ha scritto la sceneggiatura; un corto che infiammando il dibattito pubblico, è stato ideato per denunciare le pratiche degradanti alle quali l’Islam più estremista sottopone la donna. Nel film, infatti un’attrice che compare avvolta in un velo semitrasparente, lascia intravvedere sulla sua pelle le cicatrici e alcuni versi particolari del Corano. ( http://www.guidaolanda.it/olanda/amsterdam_l_eccezione_olandese/lotta-contro-infibulazione-ayaan-hirsi-ali.html ).

#amputazionegenitalifemminili #infibulazione Alle bambine viene lasciato un forellino per le la minzione e per le mestruazioni, che se sono grumose e non possono fuoriuscire provocando la morte. Quando di sposeranno, il marito taglierà con un coltello la parte offesa per procedere all’accoppiamento.
“Poi toccò a me. Ormai ero terrorizzata. – Quando avremo tolto questo “kintir” (clitoride) tu e tua sorella sarete pure.- Dalle parole della nonna e degli strani gesti che faceva con la mano, sembrava che quell’orribile kintir, il mio clitoride, dovesse un giorno crescere fino a penzolarmi tra le gambe. Mi afferrò e mi bloccò la parte superiore del corpo… Altre due donne mi tennero le gambe divaricate. L’uomo che era un cinconcisore tradizionale appartenente al clan dei fabbri, prese un paio di forbici. Con l’altra mano afferrò quel punto misterioso e cominciò a tirare…Vidi le forbici scendere tra le mie gambe e l’uomo tagliò piccole labbra e clitoride. Sentii il rumore, come un macellaio che rifila il grasso da un pezzo di carne. Un dolore lancinante, indescrivibile e urlai in maniera quasi disumana. Poi vennero i punti: il lungo ago spuntato spinto goffamente nelle mie grandi labbra sanguinanti, le mie grida piene di orrore… Terminata la sutura l’uomo spezzò il filo con i denti… Ricordo le urla strazianti di Haweya, anche se era più piccola, aveva quattro anni, scalciò più di me per cercare di liberarsi dalla presa della nonna, ma servì solo a procurarlo brutti tagli sulle gambe di cui portò le cicatrici tutta la vita.
Mi addormentai, credo, perché solo molto più tardi mi resi conto che le mie gambe erano state legate insieme, per impedire i movimenti e facilitare la cicatrizzazione (dato che c’è stata una perdita di sostanza, clitoride e piccole labbra, le gambe legate insieme permettono la cicatrizzazione, ma la cicatrizzazione avviene in retrazione. Non c’è più tutto il tessuto necessario perché le gambe possano essere divaricate completamente. Nessuna farà più la spaccata. Anche dare un calcio a un pallone può essere impossibile, come andare a cavallo o, nei casi più gravi, nuotare a rana. Nei casi più gravi, dove infezioni riducono ulteriormente il tessuto, le donne non possono più divaricare le gambe per accovacciarsi e urinare e, dove non esistono water, devono urinare dalla posizione in piedi con l’orina che scola tra le gambe, scola un filino alla volta, una goccia alla volta).
Era buio e mi scoppiava la vescica, ma sentivo troppo male per fare pipì. Il dolore acuto era ancora lì e le mie gambe erano coperte di sangue. Sudavo ed ero scossa dai brividi. Soltanto il giorno dopo la nonna mi convinse a orinare almeno un pochino. Oramai mi faceva male tutto. Finché ero rimasta sdraiata immobile il dolore aveva continuato a martellare penosamente, ma quando urinai la fitta fu acuta come nel momento in cui mi avevano tagliata. Impiegammo circa due settimane a riprenderci. La nonna accorreva al primo gemito angosciato. Dopo la tortura di ogni minzione ci lavava con cura la ferita con acqua tiepida e la tamponava con un liquido violaceo, poi ci legava di nuovo le gambe e ci raccomandava di restare assolutamente ferme o ci saremmo lacerate e allora avrebbe dovuto chiamare quell’uomo a cucirci di nuovo.
Lui venne dopo una settimana per esaminarci. Haweya doveva essere ricucita. Si era lacerata urinando e lottando con la nonna… L’uomo ritornò a togliere il filo dalla mia ferita. Ancora una volta furono atroci dolori per estrarre i punti usò una pinzetta. Li strappò bruscamente mentre di nuovo la nonna e altre due donne mi tenevano ferma. Ma dopo questo anche se avevo una ruvida spessa cicatrice tra le gambe che faceva male se mi muovevo troppo, almeno non fui più costretta a restare sdraiata tutto il giorno con le gambe legate. Haweya dovette attendere un’altra settimana e ci vollero quattro donne per tenerla ferma… Non dimenticherò mai il panico sul suo viso e nella sua voce… Da allora non fu più la stessa… aveva incubi orribili. La mia sorellina un tempo allegra e giocosa cambiò. A volte si limitava a fissare il vuoto per ore. (svilupperà una psicosi)… cominciammo a bagnare il letto dopo l’infibulazione.”
(Ayaan Hirsi Ali)

Una triste testimonianza che ha dell’incredibile eppure è vera.

 Il viaggio di Ayaan iniziò in Somalia nel 1969, quando, da ragazza, fu sottoposta a mutilazione genitale femminile (FGM). Fin dall’inizio, ha messo in discussione la sottomissione delle donne che ha visto intorno a lei; mentre ascoltava un sermone sui molti modi in cui le donne dovevano essere obbedienti ai loro mariti, non poteva resistere alla domanda, “I nostri mariti devono obbedire anche a noi?” 

Il percorso di Ayaan la condusse in molti luoghi, ma dopo essere stata costretta dal padre a sposare un lontano cugino, fuggì in Olanda e chiese asilo politico.Una volta lì, è passata dall’essere un bidello a servire come membro eletto del parlamento olandese. Come membro del parlamento, ha fatto una campagna per sensibilizzare alla violenza contro le donne, compresi gli omicidi d’onore e le MGF, pratiche che avevano seguito i suoi colleghi immigrati in Olanda. 

Nel 2004, Ayaan ha ottenuto l’attenzione internazionale in seguito all’assassinio di Theo van Gogh. Van Gogh aveva diretto il suo cortometraggio, Submission , un film sull’oppressione delle donne sotto l’Islam. L’assassino ha lasciato una minaccia di morte per lei appuntata sul petto di Van Gogh. Questo tragico evento, e la vita di Ayaan che lo ha preceduto, sono tutti descritti nel suo libro best-seller, Infidel . È anche l’autrice di The Caged Virgin , Nomad , Heretic: Perché l’Islam ha bisogno di essere riformato Ora e più recentemente Challenge of Dawa , un libro sull’islamismo che si sta diffondendo in Occidente e sui modi per combattere questa ideologia estremista. 

Ayaan ha mostrato grande coraggio, rischiando la vita per esprimere l’ingiustizia che vede intorno a lei. Ma lei ha fatto di più che parlare. Ayaan ha incanalato le sue esperienze di vita e l’attenzione che ha raccolto, verso la Fondazione AHA.Ha intrapreso azioni concrete per proteggere donne e ragazze dalla violenza d’onore che lei stessa e tanti altri che conosceva.

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