Draghi, riaprire le centrali

Draghi, riaprire le centrali a carbone, no grazie

Draghi su energia: pronto a riaprire le centrali a carbone

Dove e quante sono? Sono due in Sardegna e una in Liguria, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Lazio e Puglia

Gli ambientalisti già l’anno scorso non erano d’accordo: “Stop al carbone, no alla realizzazione di nuovi impianti a gas, sì alle semplificazioni per rinnovabili e sistemi di accumulo”.

E avevano chiesto: il coraggio di ridurre fino ad azzerare i consumi di gas al 2040, iniziando da subito

la richiesta era logica, visto il rischio derivante per il pianeta

Puntare ” sulle fonti rinnovabili nella Penisola, a partire da solare ed eolico, di cui il nostro Paese ha grandi potenziali,

E con numeri di installazioni ben più alti di quelli fino ad oggi trattati anche nei cosiddetti anni d’oro (2009 – 2011). 

Senza però dimenticare la necessità di mettere in campo politiche di efficientamento del settore industriale, edilizio e mobilità – fortemente dipendenti dal gas metano

E piani di riconversione delle aree dove sono situate le centrali a carbone, ma Draghi sembra dimenticare l’ Accordo di Parigi.

L’emergenza energetica c’è

 “le sanzioni che abbiamo approvato, e quelle che potremmo approvare in futuro, ci impongono di considerare con grande attenzione l’impatto sulla nostra economia”.

“La maggiore preoccupazione – ha aggiunto riguarda il settore energetico, che è già stato colpito dai rincari di questi mesi: circa il 45% del gas che importiamo proviene infatti dalla Russia, in aumento dal 27% di dieci anni fa”.

Tutto giusto peccato che se si prendono impegni bisogna mantenerli e inoltre l’aumento dell’energia non solo e soltanto dipendente dalla guerra.

Lo scorso anno si parlava di questa emergenza e non si è fatto nulla, anche senza la guerra, e come al solito si aspetta l’emergenza e con questa si fanno errori clamorosi.

Draghi: “aumentare le forniture alternative” da quella russa, col gas di Mosca che equivale al 43% di quello importato.

Logica vuole che l’Italia non sia succube di nessuno, ma la lungimiranza e programmazione non ci appartiene.

Si viaggia alla giornata da sempre, con una classe politica che tira a campare guardando i sondaggi.

Vediamo le alternative serie e meno impattanti quali sono
fonti alternative secondo Anter Italia
Anter divide le fonti in cinque tipi: fotovoltaico, idroelettrico, eolico, geotermia e bioenergie

L’idroelettrico è ancora al primo posto col 39% di produzione, che però è soggetto a picchi.

  • il fotovoltaico, che è cresciuto dai 676 Kwh del 2009 ai 22.104 del 2016 che rappresentano il 20,4%
  • Le bioenergie (derivanti da rifiuti biologici sia domestici che derivanti da coltivazioni apposite) sono a quota 19.508 Kwh (18%)
  • la geotermia (poco più del 6%) con 6.288 Kwh e soprattutto con percentuali quasi immutate negli ultimi 7-8 anni. 
  • l’eolico, che nel 2016 si è fermato al 16% con 17.688 Kwh.

Le alternative ci sono e di vario tipo ed è quindi logico investire sul futuro e non sul passato, anche perchè la guerra non durerà tantissimo, nessuno se lo puo’ permettere.

Il futuro dovrà essere piu’ ecologico possibile alla luce dei danni sicuri coi cambiamenti climatici che indurranno come vediamo straripamenti, incendi, smottamenti e immigrazione dall’Africa verso l’Europa.

Come contenere i danni?

Con economie di scala ma senza distruggere ambiente e posti di lavoro: un piano di messa in sicurezza del paese sotto il profilo idrogeologico sarebbe un modo intelligente di spingere l’economia.

Esempi ci sono

A San Giovanni a Teduccio a Napoli, Ferla nel siracusano e Turano Lodigiano, ci sono tre esempi per chi vuole produrre energia e benefici ambientali e sociali. 

A San Giovanni a Teduccio l’energia prodotta da 166 panelli solari installati sul tetto della sede della Fondazione Famiglia di Maria viene distribuita a un gruppo di famiglie del posto che potranno dividere il ricavato di quella in eccesso.

Mettersi assieme è sempre la cosa migliore per realizzare grandi progetti e anche la geotermia potrebbe dare una grossa mano, per produrre senza il problema dei pannelli..

Altro esempio in Sicilia

Altro esempio il Comune di Ferla, borgo di 2.300 abitanti in provincia di Siracusa in cui è nata “Common Light – Mettiamo insieme le nostre energie”.

Finanziare l’eolico nel mare funziona: 600.000 abitazioni inglesi con 87 maxi turbine appena installate nel Mare d’Irlanda e una potenza totale di 659 MW.

E’ un parco eolico in grado di fornire energia elettrica a circa 600.000 abitazioni inglesi.

GIUSEPPE CRISEO

PRESIDENTE

CASA DEGLI ITALIANI

2 pensieri riguardo “Draghi, riaprire le centrali a carbone, no grazie

Lascia un commento