Conte durante la visita alla Cittadella della Pace a Rondine (Arezzo): «Rinunciamo all’acquisto di 5 fucili per sostenere le vostre iniziative -ha annunciato- Non è stata una cosa facile». Alla platea il premier ha svelato che «l’obiezione della Difesa è stata: Eh, ma ci saranno 5 dei nostri senza fucili e io ho risposto: va bene, vorrà dire che andranno nelle retrovie a parlare di pace» (Il Giornale)
Il premier Conte, ha fatto la sua “sparata” ad effetto, neanche tanto efficace a dirla tutta, provocando la reazione dei militari.
Nella lettera, diffusa da Analisi Difesa, l’alto ufficiale affonda così: «Io ho avuto l’onore, e il profondo dolore, di accompagnare in Italia dall’Iraq e dall’Afghanistan le bare di molti nostri caduti. Ho visitato e incontrato in ospedale e fuori tanti nostri feriti e mutilati, inchinandomi sempre davanti al loro senso del dovere, all’accettazione serena di ogni menomazione convinti e orgogliosi di averlo fatto per l’Italia. Non parlavano di guerra, non si esaltavano al ricordo degli scontri a fuoco, erano convinti -come me, loro Comandante- di aver fatto quello che il Paese voleva da loro, con paura certo, ma con grande coraggio!». La conclusione? «Io penso che oggi Lei li abbia profondamente offesi, la sua frase detta sorridendo e sollevando le risate della platea andranno nelle retrovie a parlare di pace non può essere accettata, nemmeno in campagna elettorale»
Se si deve fare campagna elettorale così forse è meglio andare alle elezioni.
Conte ha bisogno di fare vedere che è il leader della coalizione litigiosa e cerca di balzare alla cronaca con le mediazioni quando ci riesce oppure con dichiarazioni che lascino traccia, ma spesso infelici.
Segue il testo in versione integrale della lettera:
Presidente,
ho appena visto, sul sito della Presidenza, il video del suo intervento a Rondine Cittadella della Pace (Arezzo) e Le esprimo tutto il mio disappunto. Mai avrei pensato di giungere a questo e di sentire il bisogno forte di manifestarlo pubblicamente, non fa parte della cultura di chi ha prestato -come me- giuramento alla Repubblica!
Ho servito in uniforme il mio Paese per quasi 44 anni. Avendo iniziato la professione militare negli anni ‘70, sono abituato da sempre a registrare le critiche e le avversioni da ogni parte politica alla mia scelta di servire in uniforme; me ne sono sempre fatto una ragione in quanto, come recita un nostro motto, “uso a obbedir tacendo”. Ma oggi no. Dopo aver visto il Suo sorriso e sentito le espressioni ironiche da Lei pronunciate, sto tradendo per la prima volta quel motto.
Io ho avuto l’onore, e il profondo dolore, di accompagnare in Italia dall’Iraq e dall’Afghanistan le bare di molti nostri caduti in quelle terre. Ho visitato e incontrato in ospedale e fuori tanti nostri feriti e mutilati in maniera grave e permanente, inchinandomi sempre davanti al loro senso del dovere, all’accettazione serena di ogni menomazione convinti e orgogliosi di averlo fatto per l’Italia. Non parlavano di guerra, non si esaltavano al ricordo degli scontri a fuoco, erano convinti -come me, loro Comandante- di aver fatto quello che il Paese voleva da loro, con paura certo, ma con grande coraggio!
Io penso che oggi Lei li abbia profondamente offesi, la sua frase detta sorridendo e sollevando le risate della platea “andranno nelle retrovie a parlare di pace” non può essere accettata, nemmeno in campagna elettorale.
Voglio chiudere con un riferimento personale. Nelle settimane scorse ero negli USA e mi è capitato più volte di qualificarmi come “veteran” ma italiano, senza grado o altre qualifiche, ogni volta venivo immancabilmente ringraziato -con mio grande imbarazzo- con la mano sul cuore per il servizio reso al mio Paese. Altra cultura, altro senso dello Stato espressi dai semplici cittadini che mi trovavo di fronte.
Generale di Corpo d’Armata (riserva) Giorgio Cornacchione, 152° Corso dell’Accademia Militare di Modena
già Consigliere Militare del Presidente del Consiglio (2012-2014)
Giuseppe Criseo
Presidente
CASADEGLITALIANI