Continua, a quanto pare la diatriba tra Antonelli e i sindaci della Provincia di Varese, un organo che, ricordiamo, nessuno più voleva e che, col trasformismo tipico italiano esiste ancora. Anche dopo la tardiva lettera, inviata loro in questi giorni dal Presidente della Provincia di Varese, Emanuele Antonelli, riguardante il coronavirus, le polemiche non sembrano finite. Non pensiamo, anzi ne abbiamo la certezza che non tutti i 62 sindaci firmatari siano pidiessini. Allora vuol dire che anche qualcuno dei suoi sta remando contro. Questi sono anche i risultati della riforma Delrio del 2014, non esiterei a chiamarla “Delirio”, riguardante il riordino degli enti amministrativi con la quale si sono “riformate” le province italiane. Quindi elezioni così dette di secondo grado, il presidente della provincia e il consiglio provinciale sono diventati organi elettivi di secondo grado e la loro elezione non è più diretta, da parte del popolo, ma spetta ai sindaci e ai consiglieri dei comuni della provincia. «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi» la frase, pronunciata dal nipote del Principe di Salina, Tancredi, nel “Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa, anche se scontata e abusata e che spesso cito, non vogliatemene male, quando si parla di cose italiane è quanto mai appropriata. E sono i nipoti a pronunciarla. Oggi al potere, come si suol dire, abbiamo appunto i nipoti di colore che fecero risorgere l’Italia con la costituzione del 1948. Certo che se questi sono i nipoti di De Gasperi e di Einaudi dobbiamo dire che la lezione l’hanno imparata bene con il “se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”, ma aggiungerei “poi, “facciamo polemica” e così tra botta e risposta nessuno ne capisce niente di questo scaricabarile, anche se perdono il consenso di qualche elettore, non perché abbiano cambiato idea, ma perché “crepano”. Se ne sono accorti, o stanno tutti già pensando al “dopo virus” e mettono le mani avanti in questo esaltante momento di impegniamoci tutti e vogliamoci tutti bene, che il domani sarà migliore e nessuno di noi, eroi provinciali ma mi permetto di aggiungere anche regionali e nazionali, avrà colpa. Si sta per festeggiare il 25 aprile quando tutti diventarono partigiani.
Gianni Armiraglio
Vicepresidente di Casadeglitaliani
Consigliere di Minoranza del Comune di Bregano