«Lo ripeto non fermiamoci al contenitore, ma puntiamo l’attenzione sul contenuto. Un nuovo ospedale deve avere metodi di lavoro uniformi, equipe abituate a lavorare insieme e a essere intercambiabili. Insomma prima del cantiere, bisogna lavorare sulle risorse umane, sull’organizzazione, sul metodo operativo. Ed è quello che si sta facendo in questo momento in una realtà è divisa su più presidi. Questo perché il trasloco sarà certamente una fase delicata e anche il cambio di ambiente. Per questo bisogna arrivare a quel giorno il più preparati possibile”.
Sempre chiacchere generiche sul nuovo ospedale da parte di Eugenio Porfido, direttore generale dell’Asst Valle Olona.
Ci piacerebbe vedere il progetto, i numeri e l’organizzazione del nuovo ospedale visto che si tratta di centinaia di milioni dei cittadini lombardi.
I dubbi su tanti soldi dovrebbero esserci anche alla luce della più importante inchiesta del momento “La mensa dei poveri” in cui emerge tra i tanti un passaggio preoccupante:”L’ospedale dovrebbe sorgere nel territorio di Busto Arsizio, mentre lo sviluppo delle aree commerciali sulla 336 e la viabilità dovrebbe sorgere nel territorio di Gallarate. Parte delle aree del territorio di Gallarate erano di proprietà delle coop che erano state trasformate in aree agricole”(pag.349).
Una riflessione va fatta o si va avanti come se nulla fosse accaduto?
E se poi nell’indagine ci fossero riscontri con condanne, cosa succederebbe ? Si bloccherebbero fondi per centinaia di milioni? Gli utenti resterebbero per strada e medici e para-medici dove sarebbero impiegati?
La partita è troppo grande per giocarla così.
Giuseppe Criseo
Un pensiero riguardo “Busto. Un maxi ospedale per chi e come?”